Sanremo 2015 – Venghino, siore e siori, venghino: inizia lo spettacolo d’arte varia per eccellenza. È la versione italica del circo Barnum, la kermesse nazional-popolare per eccellenza, il carrozzone sfavillante e un po’ decadente che trasferisce una fetta importante delle belle (e pure delle meno belle e persino di quelle belline e di quelle bruttarelle) menti, penne, voci e compagnia cantante del mondo-dello-spettacolo-italico-e-dintorni, nella Riviera ligure di levante.
Comincia, in altre parole – e se siete qui a leggere sapete bene dove si sarebbe andati a parare – il 65° Festival della Canzone Italiana. Per gli amici, Festival di Sanremo 2015.
Che poi, io lo so che ora sarete in tanti lì a dire ohnoancorailFestivalchenoia – sì, tutto attaccato – salvo poi mettervi lì a smanettare su smartphone, social network e second screen di vario genere come se non ci fosse un domani, fosse anche solo per dire che voi, no, il Festival non l’avete mai visto e vi vantate di non conoscere neanche una canzone che sia passata da quel tritacarne che è l’Ariston, mentre i vostri neuroni mnemonici vi smentiscono e fischiettano trottolino-amoroso-du-du-da-da-da e mangiare un panino, un bicchiere di vino la felicità e voi tentate di darvi un tono fingendo di aver già letto il nuovo Michel Houellebecq così velocemente che neanche Matteo Salvini.
E mentre voi siete lì, noi siamo qui. A Sanremo. Alle prese con questo evento. Un evento al quale non puoi mancare; di cui devi scrivere.
E così, eccolo qui, il mio diario dal Festival.
Il viaggio verso Sanremo è stato una specie di odissea: altre volte ci è toccata la neve, o treni messi di traverso sulla linea ferroviaria. Quest’anno, macchina: la Torino-Savona era invasa dalla nebbia. Una nebbia bianca come la neve stile Fargo, che poi avrebbe lasciato spazio al sole quasi primaverile della Riviera: 12 gradi e quel clima mite che ti fa già venir voglia d’estate.
Dopo dieci anni di TvBlog, è la prima volta che ho l’onore di soggiornare al Roof dell’Ariston. Ebbene sì: abbiamo ottenuto almeno un pass per la sala stampa di quelli che contano. Sono nella stessa fila di Topolino e Famiglia Cristiana, subito dietro a Tiscali.it. È un segno dei tempi che cambiano? O solo del fatto che anni di lavoro onesto e puntuale, prima o poi, vengono riconosciuti? Tant’è, gli altri quattro accreditati della famiglia Blogo soggiornano ancora al Palafiori e, beffa delle beffe, il pass del Roof non consente l’ingresso alla sala Lucio Dalla. Separati in casa, uno all’Ariston, gli altri nella struttura poco lontana. Presidiamo i luoghi chiave del Festival, come al solito. Al Roof non succede quasi niente, ma esserci vuol dire marketing, vuol dire fiducia.
La prassi: si prende possesso dell’alloggio – quest’anno però abbiamo optato per un appartamento a 100 metri da Piazza Colombo, basta con gli alberghi – si vanno a ritirare gli accrediti. C’è anche quello di Casa Sanremo, ovviamente – al Palafiori – che recuperiamo mentre orde di figuranti Rai (per far che?) ci osservano da fuori, come se fossimo pesci tropicali di un acquario temporaneo, osservati da un pubblico non pagante ma ugualmente affamato di capire. Cosa, non si sa.
Poi, nell’ordine: gente. Ragazze (un tempo le avremmo chiamate groupies, ma i tempi sono cambiati) che aspettano Lorenzo Fragola fuori dal suo albergo: gli passa davanti Biggio e non lo riconoscono. Fotografi appostati. Camion regia, camion di Radio Italia, postazioni varie delle altre radio, corso Garibaldi, la statua di Mike, ogni anno più brutta e cupa e isolata. Saluti di rito, strette di mano, pochi sorrisi sinceri accompagnati da parole diluiti in un mare di sorrisi di circostanza e di altri sorrisi ipocriti. Ciao. Ciao. Fa parte del gioco anche quello. Anche tu qui? Sì, come al solito. Ah, quindi sei qui, di presenza. Ci sono sempre. Ah. Bene. Bene.
Gente. Foto. Cameraman. Il sosia di Pavarotti – che uno dice, ma non sarebbe l’ora di finirla? Seriamente.
Poi il Casinò.
Sì, perché al Casinò c’è l’aperitivo, che poi sarebbe l’accoglienza che ci riservano Sanremo e l’ufficio stampa della Rai: cibo e bevande a volontà, per cominciare al meglio una lunga settimana.
Se magna be’, se beve be’, e si sta yeah yeah.
Al breve – ma intenso – incontro di alleggerimento, una specie di terzo tempo anticipato, dove giovani fanciulle e virgulti sbarbati hanno l’occasione di incrociare le proprie strade con i marioluzzattofegiz di turno, partecipa anche il cast del Festival.
Non solo cibo, dunque, ma anche occasione per le prime foto posate di rito e per cercare di strappare qualche dichiarazione (con poco successo, ma si sa. Sarebbe da illusi aspettarsi il contrario)
Sperando che tutto vada per il meglio.
Così, ecco Carlo Conti, Emma Marrone, Arisa e Rocio Muñoz Morales (bella come il sole).
Se sei un giornalista vip, Conti lo vai ad abbracciare. Se no stai in disparte, ti gusti le scene, ti senti a tuo agio – per dirla con un detto piemontese quantomai azzeccato – cuma na barca n’tel bosch [trad.: come una barca in un bosco], se sei uno di quelli che ha sempre pensato che queste occasioni non servano anche e sopèrattutto per mettere le tacche e che tutto sommato questo lavoro non sia solo accreditamento personale ma sia anche e soprattutto guardarsi intorno per raccontare.
Alla fine di queste considerazioni, ecco cosa resta: i tavoli devastati, perché dove c’è un aperitivo e ci sono i giornalisti, poi, non cresce più l’erba. Del resto, bisogna fare scorta come se si affrontasse un faticoso letargo.
Domani si comincia, con la prima conferenza stampa. Sarà un festival moderato? Un festival renziano? Un festival di successo o un festival di transizione? L’impressione – come dal primo ascolto delle canzoni – è che sarà un festival istituzionale. Qualunque cosa significhi.
Festival di Sanremo 2015 – Il diario del direttore di Blogo é stato pubblicato su TVBlog.it alle 23:31 di 08 febbraio 2015.
Fonte: TV Blog